venerdì 12 ottobre 2007

La mia Lazio, lo spettro in giro per l'Europa

Questa volta scriverò in prima persona, e non rispetterò le regole del giornalismo che vogliono una scrittura impersonale perché altrimenti non riuscirei ad esprimere le mie emozioni da tifoso laziale. Lazio-Real Madrid è stata – a mio avviso – la partita più bella della seconda giornata di Champion’s League. I galattici sembravamo noi, il Real mi sembrava spaesato (non metto in dubbio il potenziale della squadra madrilena), sovrastato dalla bravura tattica e dalla grinta degli uomini di Delio Rossi.
Io l’ho vista la partita, ad un certo punto ci speravo di vincere. Mi sono emozionato a veder l’Olimpico riempito da sessantamila cuori laziali; mi è piaciuta la telecronaca di Carlo Nesti (eccellente) su Raiuno, un po’ meno il commento tecnico di Fabio Capello.
Poi il giorno dopo, su tutti i giornali, leggo dell’interesse di squadre blasonate nei confronti di Mudingay, Pandev, Rocchi, Behrami e aggiungo Stendardo. Mi sono un po’ arrabbiato. Il motivo? Semplice. Sono giocatori che danno sempre l’anima in campo e non bastava una vetrina come Lazio-Real per rendersi conto del valore di questi calciatori.
Tornando alla partita, è un pareggio che sa di vittoria. Meritavamo di vincere, non c’è dubbio. E non lo dico perché sono di parte. Chi ha visto la partita ha visto una “signora” partita. Questo è il calcio che tutti vogliono vedere, e non episodi come la scenata di Dida che si è accasciato a terra dopo che un pacifico invasore di campo gli ha dato un piccolo schiaffo (in realtà era una carezza). Ma sappiano che il calcio non tornerà più ad essere quello sport nobile e pulito di una volta.Come definire la Lazio? Io direi uno spettro in giro per l’Europa della Champion’s League. La vera rivelazione di questa edizione di Coppa: la squadra di Delio Rossi. Se dovessimo uscire dall’Europa che conta, lo faremo a testa alta, con la consapevolezza di essere stati al pari del Real Madrid.

Marco Pinchera

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